io,Caterina Orsini


“Tutto ciò che l’uomo può fare è muovere le cose. E per farlo non ha a disposizione altro che il muscolo, sia che debba bisbigliare una sillaba o abbattere una foresta”
(C. S. Sherrington, 1924)

giovedì 10 gennaio 2013

POSTURA E SPORT


POSTURA E SPORT

L’uomo si muove nello spazio circostante,  adattandosi all’ambiente, per questo la posizione del corpo nello spazio è in continua modificazione.

Con il concetto di Postura s’intende la posizione del corpo nello spazio e la relativa relazione tra i suoi segmenti corporei. La postura di un soggetto è frutto del suo vissuto nell’ambiente in cui vive, determinato anche da traumi fisici ed emotivi, stress, posture lavorative scorrette ripetute e mantenute nel tempo, respirazione scorretta, squilibri biochimici conseguenti a una errata alimentazione, ecc.

L’individuo, con la postura corretta, assume col corpo la posizione più idonea nello spazio, per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico. Di conseguenza una delle funzioni prioritarie cui il corpo deve far fronte è quella dell’equilibrio, funzione complessa che consente l’interazione dinamica del soggetto con l’ambiente circostante, in armonia con la forza di gravità.

Abbiamo detto che il nostro corpo si sposta nello spazio, per cui è strutturato in modo tale che comunque è governato da leggi della fisica ed implica il movimento (che comporta una variazione delle posture in sequenza). Se ne deduce che sono molto importanti i concetti di spazialità, antigravità ed equilibrio.

Lo sport ormai è diventato parte integrante della nostra società. L’attività sportiva è finalizzata al miglioramento del corpo in tutta la sua complessità (muscolare, articolare, organico, funzionale, neurologico…), ma spesso le persone sportive (atleti e non) accusano dolori che li vincolano nella pratica della loro disciplina.

Qualunque sia la pratica sportiva, non deve causare dolori, deformazioni, impotenze funzionali o comportare danni alle strutture, perché perde la valenza prioritaria del raggiungimento del benessere fisico. A livelli più elevati, come nell’agonismo, i problemi sono più accentuati.

Nella pratica sportiva, sia agonistica che non, fisiologicamente l’organismo viene maggiormente sollecitato rispetto alla normale quotidianità. Chiunque può subire un trauma nell’ esercizio del suo sport preferito. Se un soggetto ha disturbi, dolore, adotterà una serie di compensi per rendere possibile l’omeostasi e svolgere ugualmente la sua disciplina, ma questo comporterà, a lungo andare, una maggior facilità a instaurare danni a muscoli, legamenti e articolazioni con una conseguente  riduzione delle stesse performance sportive.

In caso di squilibri del Sistema Posturale (ipo/iper mobilità articolare, bascule del bacino,  blocchi, contratture, rotazioni) il corpo si adatterà nella globalità e questo comporterà una riduzione della resa sportiva.

Dunque la postura del soggetto sportivo è molto importante, sia per realizzare un gesto atletico ottimale in vista di una competizione sportiva, sia per la prevenzione degli infortuni e/o per il recupero o la rieducazione e la cura. In caso di squilibrio posturale s’incorre più facilmente in traumi, distorsioni articolari, artrosi, ernie discali, crampi e facile esauribilità neuromuscolare.

Il gesto sportivo è la capacità di compiere, nel minor tempo possibile, col minor dispendio energetico e con la massima intensità, un gesto motorio come reazione a un segnale di varia entità (visivo, acustico, tattile, mentale…). Un’ attenta valutazione posturale, seguita da riprogrammazione globale dei recettori alterati (RPG) ed eventuale rieducazione posturo-consapevole, permettono all’atleta di raggiungere un maggiore equilibrio globale sia nella statica che nella dinamica, con conseguente riduzione degli infortuni e miglioramento delle performance sportive (perché con il giusto equilibrio fra i muscoli agonisti e antagonisti, il gesto sportivo risulta più ergonomico ed efficace!).

In una postura equilibrata riscontriamo un “gioco armonico” dei muscoli agonisti e antagonisti, senza sovraccarichi e squilibri sulle catene muscolari. In caso contrario, invece, nell’organismo s’instaura un nuovo equilibrio con l’adozione di compensi a qualche livello. Un muscolo accorciato avrà effetto di disturbo sia direttamente sull’articolazione sulla quale s’inserisce, che su altre articolazioni a distanza per effetto delle catene muscolari, creando disturbi e dolori (contratture, crampi, tendiniti, ernie, rotazioni assiali e traslazioni, valgismo o varismo di piedi e ginocchia…).

Le catene muscolari, tramite la “fascia connettivale”,  sono formate da un insieme di muscoli, che interagiscono fra loro; ogni singolo muscolo corrisponde a un anello della catena, partendo dall’ occipite, fino alla punta dei piedi e nessuno di essi è isolato, ma in relazione con tutta la catena di appartenenza (sia per un fattore anatomo-funzionale che nervoso, i neuroni eccitati eccitano quelli vicini). Di conseguenza una sollecitazione in una parte qualsiasi della catena (accorciamento muscolare) influirà su tutti gli anelli della stessa e l’intera catena muscolare sarà più corta creando, a lungo andare, disturbi e dolori in diverse zone del corpo.


La cosa ottimale sarebbe quella di proporre a tutti quelli che praticano attività sportiva, sia agonistica che non, a scopo preventivo, una valutazione posturale globale, rilevando i disequilibri muscolari adottati, gli eventuali compensi strutturati, ripristinando un corretto equilibrio delle diverse catene muscolari, riprogrammando i recettori causativi di tali disequilibri; il tutto per ottimizzare la postura dell’atleta, permettendogli di ottimizzare le sue prestazioni sportive, ma soprattutto per prevenire infortuni.