Per
effettuare un percorso Posturale efficace il corpo umano va considerato nella
sua globalità, per questo è molto importante apprendere e capire il concetto di
catene muscolari.
I
muscoli del corpo umano sono organizzati in catene muscolari; esse sono formate da un insieme di muscoli, che
interagiscono fra loro, ogni singolo muscolo corrisponde ad un anello della
catena, partendo dall’occipite, fino alla punta dei piedi. Questo meccanismo di
muscoli embricati fa sì che ci sia un’ interazione muscolare che si configura
in “catene muscolari”; in esse, tramite la “fascia connettivale”, nessun
muscolo è isolato, ma in relazione a tutta la catena di appartenenza, di
conseguenza la lunghezza e l’elasticità, di ogni singolo muscolo è strettamente
legata a quella di tutti i muscoli appartenenti alla stessa catena.
Un
gruppo di muscoli in tensione esercita un’ influenza sugli altri muscoli vicini,
sia per un fattore anatomo-fasciale che nervoso (i neuroni eccitati eccitano
quelli vicini); ogni muscolo si “estende” nella sua possibilità di azione
grazie ai punti di origine/inserzione di due o più muscoli, siano essi contigui
o embricati, riuscendo così a prolungare la propria azione anche a “distanza”.
Le
catene muscolari rappresentano i motori del nostro corpo, senza le quali non
avverrebbe la mobilità dei segmenti corporei.
Ribadiamo
il concetto che i muscoli non lavorano in modo isolato, ma si attivano in
catena facendo si che una sollecitazione in una sezione della catena avrà
conseguenze su tutti gli anelli della stessa; esse rappresentano, così, delle
strutture dell’apparato muscoloscheletrico e fasciale tra loro in continuità di
piano e di direzione attraverso le quali il corpo si organizza per controllare
la statica e la dinamica e attraverso le
quali si propagano le forze che agiscono sul corpo umano.
Le
catene muscolari si dividono a loro volta in rette, preposte principalmente alla gestione della statica, e crociate, che lavorano per organizzare
il movimento. Inoltre hanno dei muscoli “relais” che permettono il passaggio da
una catena all’ altra. Queste catene convergono tutte a livello dei cingoli
scapolari e pelvico che si deformano, vanno in torsione, sotto l'effetto delle
sollecitazioni asimmetriche proteggendo così la colonna vertebrale. I cingoli
sono così degli efficaci “sistemi tampone” posturali; quando non riescono ad
assolvere tale ruolo, è la colonna che lo assolverà (per esempio con
conseguente apparizione di una scoliosi).
Le “catene muscolari” svolgono il
doppio ruolo di agonista-antagonista, e così, lo stato di eccessivo tono, di
una catena provocherà uno stato di riduzione del tono muscolare nella catena
opposta; così un problema muscolare localizzato in una zona ben precisa può
migrare in altre, anche molto lontane fra di loro.
Ogni causa che attiva o disattiva
specifici muscoli attraverso il gioco delle catene muscolari crea adattamenti a
cascata: è possibile capire, così, come un problema funzionale (in cui vi è una
limitazione di mobilità) possa ripercuotersi a livello di distretti corporei
molto distanti da quello dell'insorgenza del problema.
Nella “funzione” nulla è isolato, ogni
movimento articolare equilibra, dirige e completa un altro movimento ed è
reciprocamente equilibrato, diretto e completato da un altro movimento
articolare; tutti i nostri gesti sono ‘globali’ e reclutano l’ insieme del
sistema muscolare e del sistema locomotore; in ciò si chiarisce il
concetto di globalità anatomica e funzionale: l’uomo è un tutto coerente dove
ogni struttura trova la sua perfetta collocazione. Il corpo umano è
nell’insieme un tutt'uno, rappresenta una unità funzionale paragonabile a un
sistema interdipendente; una catena formata da più maglie, in cui la
disfunzione di una si riflette sull’intero circuito che compensa adattandosi.
Il concetto di catena muscolare come
sistema morfo-funzionale operante in un ambito di globalità come quello della
postura corporea ben si adatta all'impostazione di reciprocità e di
interdipendenza tra i vari settori del “sistema tonico-posturale”.
Lo studio delle catene si è sviluppato
dal lavoro di G. Stuyf-Denys ripreso, in modo particolare, da autori quali
Mézières F. e Busquet L.. Esistono diverse classificazioni (in verità sono ‘scuole
di pensiero’) rispetto a queste catene con differenze a volte sconcertanti.Tutti
sono d’accordo sul fatto che i muscoli lavorano in famiglie dalla testa ai
piedi ma non sul collegamento tra i diversi muscoli. Secondo me, ogni persona
ha sviluppato le proprie strategie neuromuscolari e questo spiega la differenza
tra le diverse teorie» (in Caiazzo P., TOP, Terapia Osteopatico-posturale,
Marrapese Editore, Roma, 2007).